Elin Berge (1978) vive e lavora a Umeå, in Svezia. Ha conseguito una laurea in Fotogiornalismo presso la Nordens Fotoskola, Biskops-Arno.
Inoltre, ha prodotto tre libri fotografici e un film documentario, ha tenuto diverse mostre personali, ha ottenuto numerosi premi e borse di studio e fa parte del collettivo “Moment”.
Elin intende riflettere sui diversi fenomeni umani nella realtà per scoprire ciò che ci unisce e ciò che ci divide. Offre una visione aperta, curiosa e soggettiva su un determinato argomento con l’ambizione di apportare sfumature e un cambiamento di prospettive.
Correnti, 2019
Il fiume ha sempre fatto parte della mitologia umana, come simbolo del flusso del tempo e del nostro viaggio terreno. Con il progetto in corso “Currents”, voglio abbracciare il concetto di movimento e cambiamento, mentre viaggio lungo uno degli ultimi fiumi selvaggi in Svezia.

La Svezia negli ultimi anni è cambiata. Le campagne svedesi sono luoghi calmi ma che ormai appartengono ai ricordi, oppure luoghi in cui le persone vogliono tornare per riposarsi.
Ed è per questo che il fiume simboleggia l’eterno, e si pone in contrasto con l’ambiente circostante che invece cambia.



“Come le correnti che spingono le sue acque in avanti nel fiume, i flussi dell’umanità trasformeranno il terreno per sempre”.
Attraverso le persone e i luoghi che fotografo, spero di poter raccontare una storia poetica su ciò che è stata la Svezia, cosa sta diventando e porre domande su cosa vorremmo che fosse.

Risveglio, 2017-2020
Questo progetto è una rappresentazione intima e poetica di un movimento di risveglio organizzato e composto da donne che credono nel ritorno di un divino potere femminile.
Di conseguenza, queste immagini forniscono una visione di un mondo in cui le donne si impegnano in riti spirituali, magia e sorellanza.

Sono uscito a cercare Dio nella Svezia secolare. Ma con mia sorpresa, ho incontrato invece una Dea.
È tempo per tutte le donne di ricordare chi sono veramente e di guarire, per essere in grado di aprire la strada verso un futuro di pace tra le persone e l’equilibrio tra gli umani e il pianeta.


Quindi, le donne che fotografa credono nel ritorno della “dea originale”. Il lavoro si apre a un dialogo sulla religione e sul credo nella Svezia secolare. Soprattutto, si occupa di questioni sull’uguaglianza di genere.



Veils 2006 e Meraly Breasts 2007
In una serie di lavori, Elin descrive come diversi gruppi di donne vogliono rivendicare il diritto al proprio corpo e cambiare il modo in cui le altre persone li vedono. Soprattutto, le nozioni preconcette relative alla nudità, alla liberazione e al vedere il velo come un simbolo oppressivo o uno strumento protettivo, sono rappresentate qui come desiderio collettivo delle donne di avere potere sui propri corpi.
Veils
La serie Veils raffigura giovani donne musulmane che portano tutte l’hijab, un simbolo religioso ma anche un’opportunità per la libertà corporea in un mondo sessualizzato.



Meraly Breasts
Nel 2007 un gruppo di donne femministe svedesi ha istituito una rete chiamata Bara Bröst, il cui obiettivo esplicito era quello di avviare un dibattito sulle regole sociali e culturali non scritte che sessualizzano e discriminano il corpo femminile. Inoltre, sostengono il diritto di essere a seno nudo in qualsiasi luogo pubblico, come è accettato per gli uomini.



Il lavoro di Elin Berge solleva domande sulla neutralità del corpo e su quanto lontano puoi andare prima che la linea venga attraversata e si trasformi in provocazione. Allo stesso modo, l’abbigliamento / nudità femminile ci offre una visione sfumata della libertà corporea.
Fonti:
Sito della fotografa
almostperfectproject.com
www.thestoryinstitute.com
moment.photoshelter.com
www.youtube.com